Il termine resilienza indica la proprietà meccanica di un materiale nel resistere a forze dinamiche. Lessico da ingegneri, insomma, riemerso qualche anno fa in una certa psicologia per definire le capacità della psiche di una persona nel fronteggiare in modo positivo eventi traumatici e dolorosi. La deriva semantica è palese. Da proprietà a capacità: significa che il nostro modo di reagire al dolore, viene considerato alla stregua di un materiale e le nostre capacità ridotte a mere proprietà più o meno sviluppate di quel materiale. Per dirla in soldoni, siamo materiale umanoide cui si può misurare la proprietà di resistere positivamente a colpi di ogni tipo, senza cercare di difendersi da questo dolore, all’occorrenza, magari, ritorcendolo contro chi ce lo procura. Questo no, perché vorrebbe dire rivendicare il ruolo di soggetto attivo, e non rassegnarsi al semplice adattarsi agli inciampi della vita. La versione postmoderna della stantia rassegnazione degli oppressi, insomma.

Vedere però questo termine impresso in un documento dello Stato – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – dovrebbe suscitare in chi ha ancora un’ombra di coscienza ed amor proprio, puro e semplice orrore: ci stanno dicendo a chiare lettere che dovremmo imparare a subire sorridendo, ed a considerare questo subire una virtù. Già, perché quel documento in realtà deve spiegare al nostro creditore, la UE, come intendiamo spendere la montagna di soldi che ci verrà data. Tralasciamo la cronica incapacità progettuale del Paese nello spendere i finanziamenti UE, la corruzione endemica, la fantasiosa ripartizione di questi fondi – ben inteso, sanità ed istruzione sono agli ultimi posti – ma qualcuno mi spieghi in tutto ciò cosa c’entra la resilienza.

L’uso di quel termine in un documento di natura schiettamente economica, misura intera la ferocia ideologica del liberismo che ormai imperversa come un tornado sulla carne viva del paese, accelerato e reso più violento proprio dall’emergenza e dalla sofferenza dei ceti più deboli ed esposti. Non a caso uno dei primi provvedimenti dell’esecutivo Draghi è stato quello di eliminare il reddito di cittadinanza, misura discutibile quanto si vuole, ma di certo destinata ad alleviare le condizioni dei più deboli, ubbidendo ad uno dei principi ispiratori di qualsiasi welfare degno di questo nome.

La resilienza vuole qui dire: caro materiale umano, adattati ai colpi che riceverai ed impara a farlo col sorriso. Adattati alla situazione nella quale metteremo te, i tuoi figli e probabilmente anche i tuoi nipoti, destinando il paese ad un gravoso quarto di secolo di debiti. Situazione che con tutta probabilità non destinerà il paese alla ripresa. La resilienza chiesta al Paese vuole dire: lasciate fare a noi, noi finanzieri, banchieri, grandi capitalisti, ed imparate a subire positivamente i colpi delle nostre decisioni.