Massimo Ilardi

A proposito delle manifestazioni di piazza di questi giorni contro il Green Pass vanno rivendicate due prese di posizione contro chi vede nelle stesse manifestazioni un attentato alla libertà dei molti per far valere un capriccio di pochi e contro chi accusa di irresponsabilità e di impazzimento coloro che insorgono contro il provvedimento.

La prima riguarda la libertà. Una frase, attribuita a Martin Luther King, ricorre con ossessione su tutta la stampa: “la libertà di uno finisce dove comincia la libertà dell’altro”. Ora non credo che esista frase meno appropriata e più insignificante per definire la libertà. Quella che con questo aforisma si vuol difendere, infatti, non è la libertà ma la democrazia come strumento di governo. Esiste una società democratica non una società libera; esistono invece individui liberi che formano una società libera. Tra libertà e democrazia non è mai corso buon sangue nonostante tutti i luoghi comuni che cercano di negarlo. La democrazia infatti si rivolge alla società, la libertà all’individuo. E tra individuo e società. la guerra è cominciata fin dagli albori dell’umanità. Se la libertà vuol dire libertà di scelta di agire o non agire, quale che sia il contenuto di questa scelta, e se questa scelta viene bloccata, quali che siano i motivi di questo blocco, il risultato non può che essere il restringimento della stessa libertà. Se poi questo blocco lo si fa per un fine etico quale il bene comune, difficile da definire e comunque da sostenere in un’epoca come la nostra, e non per una scelta politica che sarebbe l’unica legittimata ad attuarlo, allora l’ombra dell’inquisizione si fa sempre più minacciosa. E non ci sono vaccini per combatterla.

La seconda presa di posizione riguarda la sinistra che, nonostante tutte le trasformazioni che ha subito, è rimasta però avvinghiata al convincimento assoluto di possedere la verità o, meglio, la verità dei suoi intellettuali tuttora organici. Di conseguenza, se il popolo o settori di esso si mettono contro la stessa verità allora il popolo va dimesso e le piazze, come scrive Marco Revelli su Il manifesto del 25 luglio, diventano “foriere di sciagure, gravide di presagi inquietanti e di ombre nere” e, dato che non guasta mai come il prezzemolo, “con un pesante retrogusto fascistoide”. Dunque, mi ritrovo ad essere accusato di fascismo dato che mi trovavo in una di quelle piazze, non per sostenerle, la mia scelta di vaccinarmi l’ho fatta da molto tempo, ma per capire i diversi percorsi che portano alla libertà. Capirli per una scelta politica e non condannarli in base a una morale precostituita.