Roberto De Angelis

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La città è sempre più invasa da pezzi giganti di Strett art legale (in genere un’intera parete cieca di un palazzo dipinta su commissione delle amministrazioni locali per i quartieri deprivati, in particolare i grandi complessi di edilizia residenziale pubblica). Jean Baudrillard non proverebbe lo stesso stupore che lo colpì nelle periferie di New York devastate dal Writing negli anni settanta, non potrebbe definire le attuali gigantografie di mezzibusti come “insurrezione dei segni che resistono a ogni interpretazione, a ogni significazione”. Certo questa arte di strada nata illegale così moltiplicata ed addomesticata non può essere spacciata come la “rigenerazione urbana” delle periferie degradate. La Street art ha contribuito alla centrificazione di certi quartieri ex prime periferie, divenuti attraenti per un nuovo turismo alla ricerca di “pittoresco metropolitano” come sta accadendo ad esempio al Pigneto e a Torpignattara. La Street art pubblica è divenuta persino “sostenibile” per l’uso di vernici propagandate come atte ad assorbile l’inquinamento! Prima della pandemia si organizzavano veri e propri tour turistici per i principali siti di Tormarancia, S. Basilio, Quadraro, Il Trullo ecc. Lo stesso artista internazionale William Kentridge nel 2016 ha realizzato su ben 500 metri lineari dei muraglioni del Tevere Triumphs and Laments, le allegorie sulla storia di Roma, osannato da amministratori e critici, scimmiottando di fatto le tecniche, l’ironia e la caducità nel tempo della Street art.

Gocce di sole e fiumi in rotta

La produzione di Street art illegale è paradossalmente ormai minoritaria, ma si distingue per una discriminante fondamentale: la “pertinenza” rispetto ai luoghi degli interventi. Non più come rigenerazione, riqualificazione di contesti degradati, ma come empatia, sinergia con pratiche esemplari di conflitto e di liberazione. La corazza apotropaica che riveste completamente l’occupazione abitativa di Porto fluviale o il muro della ex Snia Viscosa di Blu sono opere illegali senza confronto nell’area metropolitana romana. Illegali sono poi quei pezzi che come Memorials compaiono per ricordare tragiche morti violente di giovani per omicidi, incidenti, suicidi, overdose, indicatori delle pratiche di antagonismo, di devianza che caratterizzano i conflitti soprattutto delle periferie della metropoli. La Spraycan art nostrana si era distinta sin dagli anni ottanta nel realizzare Memorials secondo i propri stilemi per ricordare giovani dell’hip hop. I Memorials informati sul Writing non contenevano la raffigurazione del volto dei giovani scomparsi, ma il Lettering usuale con solo piccole frasi di dedica. Per Cheeky P protagonista con la banda 00199 di graffitiste donne del movimento della pantera del ’90, investita appena ventenne, nel 1992 furono ideati pezzi costituiti da frasi che erano anche i titoli di brani degli Assalti frontali. GOCCE DI SOLE proprio sotto la sua casa (foto 1), cancellato dai fascistelli del quartiere Africano e rifatto più volte. FIUME IN ROTTA alla stazione Nomentana (foto 2), mai inaugurata per anni e perciò immenso spazio per Writers.

La Hall of fame per Crash Kid sotto il cavalcavia della stazione di Trastevere è stata una opera collettiva alla quale hanno partecipato crew convenute da tutta Italia, realizzata una prima volta nel 1997 dopo la morte tragica per suicidio del b.boy e poi cancellata (sequenza video A), dipinta di nuovo nel 2015 (sequenza video B) e ancora una volta cancellata. Il sottopasso pedonale ha due pareti per circa 700 metri quadrati di superficie, interamente segnate tutte e due le volte. E’ un luogo centrale, ma nel quale ha trovato sempre rifugio una umanità di esclusi. Oggi ci sono i giacigli di numerosi senza fissa dimora. Il sottopasso gemello oltre le corsie delle auto era stato interamente affrescato da da un artista di strada tedesco senza casa e continuamente restaurato da lui per più di trent’anni. Quell’opera di una qualità straordinaria aveva precorso la Street art. Incusse così rispetto che gli operai addetti alla cancellazione ne lasciarono quindici metri lineari. Crash è stato un writer, ma soprattutto un grande breaker della prima generazione hip hop italiana che ragazzino si allenava sotto la galleria Colonna insieme a coetanei che venivano dalle periferie ancora non collegate dalla metro. Lui era stato anche negli States e aveva frequentato Afrika Bambata, respirato il sogno della Zulu Nation. Tutti i pezzi dedicati a Crash erano nelle forme tipiche del Writing, cioè in una declinazione del Lettering, dunque dentro quel flusso creativo che ancora oggi continua e non è stato certo assimilato o cancellato dalla Street art. Tutti e due i Memorial per Crash Kid presentarono una deroga agli stilemi del Writing con due straordinari ritratti del breaker.

Cancellare simulacri di pietà

Riferendomi ai quartieri di Tor Bella Monaca e di S. Basilio, “riqualificati” in anni recenti con interventi di Street art istituzionale “decorativa” cercherò schematicamente di esemplificare come solo le pratiche illegali sia di Writing che di Street art siano state capaci di rappresentare una “pertinenza” a quei territori. I pezzi di Street art illegali mostrano poi di essere strettamente sorvegliati e passibili di cancellazione o censura. I Writers locali dalla fine degli anni ottanta realizzarono vari Memorials per i tanti pischelli morti tragicamente. Nel centro di piazza Mengaroni nel pezzo dedicato a JANDOLO il disegno di un elettroencefalogramma non piatto stava per VIVE, un sottopasso fu trasformato in un arco di rose per LAURA TI AMO; MC ANDREA ancora resiste nitido dopo circa trenta anni. Con l’avvento della Street art anche qui i Memorials ci restituiscono i volti. In un camminamento del Centro commerciale spicca il pezzo per SAOR writer e trapper, meticcio di origini latino-americane trovato morto per overdose sull’asfalto di Torpignattarra. I suoi pezzi sono tutti radicati nell’asse delle periferie di Roma est lungo la Casilina (foto 3). Con uno spiegamento di forze di 180 uomini superiore perfino ai blitz antidroga che sistematicamente vengono effettuati nel territorio, nel 2018 sono stati cancellati i Memorials dedicati a due giovani imparentati con i clan operanti nella zona. Il pezzo per Serafino Cordaro, ammazzato nel suo bar di via Acquaroni, in via Quaglia, quello in via Aspertini per Antonio Moccia, appena ventenne, morto in un incidente di moto proprio in quel luogo. Si sono cancellati così simulacri di pietà per la morte tragica di giovani considerati inopportunamente come ostentata arroganza e controllo del territorio da parte della criminalità organizzata.

In un quadrivio di S. Basilio si fronteggiano pezzi di Street art che ci permettono di esemplificare la complessità delle soggettività e degli immaginari che li hanno prodotti. Proprio di fronte ad una alta parete cieca di un palazzo interamente decorata da un’opera commissionata per la “rigenerazione dei luoghi”, Aladin, un artista che aveva fatto impressionanti interventi dentro l’occupazione abitativa di Metropoliz nel 2013 aveva realizzato un Memorial meticcio tra Writing e Street art per il quarantennale della morte di Fabrizio Ceruso, militante diciannovenne ammazzato dalla polizia durante le lotte per le occupazioni delle case in quelle strade. In un particolare il giovane da solo si contrappone ai militari (foto 4).

Maurizio, Fabrizio, Gaia e Camilla: la democrazia del segno

Nella via perpendicolare lungo tutto il lato posteriore del muro di cinta della chiesa si estende il Memorial per Maurizio Alletto, ammazzato a S. Basilio nel 2013 con un colpo di pistola alla testa da parte del padre di un giovane accoltellato. Il giovane faceva parte degli ultràs della Lazio. Il suo funerale richiamò migliaia di persone e bloccò completamente il traffico nella borgata. Un corteo di canti accompagnò la bara bianca lungo tutta via Recanati sino alla chiesa che contenne solo una piccola parte dei presenti. Fu impressionante la tensione, la rabbia e la commozione durante la cerimonia della massa umana all’esterno che liberava palloncini bianchi e azzurri gridava slogan insieme alle note di Gianna Nannini. La scritta MAURIZIO PRESENTE nella sua semplicità ed assertività è nella tradizione delle scritte politiche (da tempo scomparse dai muri), degli ultràs e per ricordare i giovani di estrema destra assassinati. La diffusione della Street art ha contaminato il Memorial con figure col passamontagna, il suo cane bull terrier, un cuore ed una lunga poesia (foto 5). Su una parete di un palazzo al lato dell’ingresso della chiesa Blu ha rappresentato la figura di S. Basilio (foto 6), ma la dedica in basso a Fabrizio Ceruso ed una scena allegorica trasforma il pezzo in un vero e proprio Memorial. I poliziotti che quel giorno spararono al ragazzino di Lotta continua si trasformano in pecore e maiali. Questa parte del murale fu cancellata dopo poche ore.

Nel dicembre 2019 due ragazzine sedicenni furono travolte sull’asfalto da un suv mentre attraversavano corso Francia. Anche per loro distanti dalle condizioni di vita e dai contesti di periferia si è cercato di elaborare la tragedia realizzando il Memorial per Gaia e Camilla (foto 7) raffigurante due bambine che si tengono per mano con tratti minimalisti naif come si eseguivano i murales prima dell’irruzione sconvolgente del Writing.